Come avete letto in un precedente post, gli oggetti che
vediamo o che tocchiamo li percepiamo e quindi li conosciamo in base all’azione
che evocano. Quest’azione, diversa a seconda delle caratteristiche dell’oggetto,
viene letteralmente simulata quando guardiamo o pensiamo all'oggetto. L’area del cervello che si attiva è la stessa che
si eccita quando effettivamente agiamo con quell’oggetto. Il nostro cervello seleziona le caratteristiche dell'oggetto ai fini dell'azione, ciò permette di definire l'oggetto e il tipo di possibili azioni che posso svolgere.
La simulazione dell’azione, che mi permette di percepire gli
oggetti, vale anche per alcuni concetti apparentemente astratti. E qui entra in
gioco la psicomotricità. La psicomotricità è una terapia proposta a bambini con
ritardo dello sviluppo psicomotorio, e non solo.Uno dei compiti della psicomotricità
è quello di insegnare alcuni concetti che servono per lo sviluppo dell’intelligenza
e degli apprendimenti: es. i concetti “sopra sotto”, “dentro fuori”, lungo
corto”, “grande e piccolo”, ecc.
Questi concetti vengono interiorizzati attraverso delle
attività motorie: saltiamo dentro e fuori dal cerchio, facciamo un passo lungo
e uno corto, ecc.
Acquisiamo questi concetti astratti sempre in base all’azione che effettivamente evocano: una palla è grande perché per afferrarla allargo le braccia, un oggetto è vicino perché lo posso raggiungere facilmente con la mano. Sono azioni che ho sperimentato e che poi simulo nella mia testa per comprendere i vari concetti. Le azioni che svolge il bambino in psicomotricità hanno un obiettivo cognitivo, tengono conto della motivazione del bambino, rispettano il bambino, e il tutto viene svolto naturalmente all'interno di una cornice relazionale, dove fluiscono emozioni e vissuti. Non sono utili gli esercizi ripetitivi, afinalistici, passivi, in questi casi se potessimo vedere dentro il cervello non si attiva un bel niente.
Acquisiamo questi concetti astratti sempre in base all’azione che effettivamente evocano: una palla è grande perché per afferrarla allargo le braccia, un oggetto è vicino perché lo posso raggiungere facilmente con la mano. Sono azioni che ho sperimentato e che poi simulo nella mia testa per comprendere i vari concetti. Le azioni che svolge il bambino in psicomotricità hanno un obiettivo cognitivo, tengono conto della motivazione del bambino, rispettano il bambino, e il tutto viene svolto naturalmente all'interno di una cornice relazionale, dove fluiscono emozioni e vissuti. Non sono utili gli esercizi ripetitivi, afinalistici, passivi, in questi casi se potessimo vedere dentro il cervello non si attiva un bel niente.
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