Il bambino
piccolo entra nella stanza, per lui è una situazione nuova, non mi
conosce, si accorge della mia presenza. Gli vengono fatte delle
richieste, non è ancora completamente a suo agio e resta in silenzio
e non si muove. E' difficile dare un nome al suo stato d'animo,
intuisco che occorre aspettare.
E' un'attesa silenziosa, il mio corpo
e il mio sguardo sono rilassati, non cerco niente. Dopo poco tempo il
bambino inizia a giocare, a interagire e a rispondere alle richieste.
Ho visto il
bambino in un altro momento, in un altro contesto e con le stesse
esitazioni. In questo caso ho sentito un'altra attesa, più rumorosa,
fatta di esortazioni, premi e direttive ripetute, finalizzate a
ottenere determinate risposte, subito.
Sono solo
due momenti della vita del bambino, che tuttavia, in molti casi,
presuppongono visioni diverse che si concretizzano in approcci
diversi.
Non sono in
grado di stabilire gli effetti a lungo termine di un tipo di
approccio rispetto all'altro, ma intravedo, se non altro, il rischio
di perdersi la bellezza di un momento, in cui c'è silenzio e i corpi
dialogano e i volti parlano.