Quando due persone si
incontrano e iniziano a dialogare adattano il proprio comportamento
in base alle risposte che ricevono e che osservano reciprocamente. Le
risposte non sono solo quelle verbali, ma riguardano lo sguardo, la
postura, la gestualità, il tono della voce.
La capacità di “capire”
in modo automatico e immediato cosa pensa e che intenzioni ha la
persona che si trova di fronte a noi dipende dall'attivazione dei
neuroni specchio con cui simuliamo continuamente il comportamento
osservato. Simulare significa in un certo senso
provare in prima persona quello che fa e sente l'altro, ciò ci consente di
dare le risposte più appropriate. Alla simulazione si associa spesso anche una vera e propria imitazione di gesti e parole, ciò permette di raggiungere una maggiore sintonia.Imitazione che avviene tra due persone in modo non consapevole, fateci caso. Osservate due persone che dialogano e noterete che tendono ad imitarsi.
Le persone con autismo
hanno difficoltà a comunicare e a relazionarsi con gli altri a causa
di un malfunzionamento del sistema dei neuroni specchio. Questi
neuroni specchio si “formano” e si rafforzano fin dalla prima
infanzia grazie al fatto che la nostra mamma imita i nostri
comportamenti: se il neonato sorride la mamma sorride, in questo modo
il bambino accoppia un azione che svolge, sorridere, con qualcosa di simile che
vede nella mamma. Ciò permetterà in seguito al bambino di
accoppiare la simulazione “interna” del sorriso alla vista di
qualcuno che sorride e in questo modo capirà quanto osservato e
potrà continuare il dialogo. Forse è qui che va ricercata una
delle spiegazioni dell'autismo: il mancato impegno nello scambio di
sguardi e sorrisi fin dalla prima infanzia non consente il formarsi e
il consolidarsi dei neuroni specchio. Per questi motivi alcuni autori hanno
proposto come base di intervento per l'autismo l'imitazione.
L'imitazione da parte dell'adulto dei gesti osservati permette
secondo alcuni di entrare in sintonia con il bambino e di stimolare i
suoi neuroni specchio.
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