Già dai primi momenti di vita i bambini “comunicano”
con l'ambiente circostante attraverso una serie di comportamenti, quali
posture, smorfie, pianto, che fungono da segnali comunicativi per gli adulti
che si prendono cura di loro. Questi segnali gradualmente assumono anche per il
bambino un potere comunicativo preciso. Verso i 9 mesi si comincia a parlare di
comunicazione intenzionale che significa che i bambini sono consapevoli dell'effetto di alcuni loro comportamenti: compaiono la
richiesta ritualizzata, il mostrare, il dare e l'indicare un oggetto.
Lo sviluppo del linguaggio segue tappe
regolari.
L'acquisizione del linguaggio è strettamente correlata
con capacità non linguistiche: comunicative, percettive e cognitive. Approfondisci qui
Prima di imparare a parlare il bambino comunica.Tra gli 8 e i 13 mesi compaiono i primi segni di
comprensione di parole e verso i 12-13 mesi la cosiddetta denominazione.
Verso i 12 mesi emergono le prime parole. Le prime
parole sono quelle che per forma e per significato o funzione hanno una
corrispondenza con il linguaggio adulto. Posso determinare la funzione se viene
utilizzato nel contesto giusto e in più contesti: dice acqua quando vuole bere
, quando vede l'acqua, quando è bagnato, ecc.
La prime parole, cioè le prime sequenze di suoni, non
sono apprese fonema per fonema. Il b. impara che quella sequenza di suoni ha
una funzione specifica. Il b. prima
apprende la parola, successivamente astrae i suoni che la compongono.
L'esplosione del vocabolario dopo i 18-20 mesi non si
ha perchè si allargano le conoscenze lessicali, non si ha perché migliorano le
capacità articolatorie, ma semplicemente perché impara l'uso diverso dei suoni.
Il bambino incomincia a cogliere che gli stessi suoni combinati diversamente possono
rappresentare significati diversi.
C'è continuità tra i suoni che il bambino produce
prima delle prime parole, cioè nel babbling e quelli che produce con le prime
parole (consonanti occlusive e nasali, p,b-m)
Sia in comprensione che in produzione le prime parole
vengono usate dal bambino in contesti altamente ritualizzati.
Es. Il bambino dice “bau” solo in risposta alla
domanda “come fa il cane?”
Dai 12 ai 16 mesi poche parole vengono utilizzate. In
questo periodo compaiono i gesti accanto alle parole e avviene il processo di
decontestualizzazione nell'uso delle prime parole Dice “bau” per denominare un
cane che vede per la prima volta. La comprensione risulta sempre maggiore
rispetto alla produzione e non c'è proporzione diretta tra numero di parole
comprese e prodotte. La comprensione di parole predice l'ampiezza del vocabolario
prodotto ad età successive.
In questo periodo il bambino denomina anche attraverso
i gesti e si osservano i gesti referenziali, che sono gesti che rappresentano
qualcosa attraverso un simbolo gestuale: “ciao” aprendo e chiudendo la mano,
“non c'è più” aprendo e chiudendo le braccia, ecc.
Sia i gesti che le parole si basano su una comune
capacità di comunicare.
Trai 16 e i 20 mesi crescita e riorganizzazione del
vocabolario: prima “pappa” può essere usata sia per indicare il cibo che
l'azione di mangiare. Inizialmente sia i gesti referenziale che le prime parole
non sono veri e propri simboli, cioè che “stanno per”, , il loro uso è legato a
situazioni specifiche, ristrette e ritualizzate (dice ciao solo con il telefono
o papà mentre si volge o va verso il padre che entra dalla porta).
Progressivamente il bambino si distacca dal contesto originario ed impara ad
usare gesti e parole in maniera simbolica e referenziale. Lo stesso avviene sul
piano della comprensione che è inizialmente fortemente legata a contesti e
rituali (“Batti le manine”), progressivamente si decontestualizza (“porta la
bambola a papà”).
L'interazione con il genitore e soprattutto il modo di
parlare con il bambino piccolo da parte dell'adulto (baby talk) favorisce la
crescita del vocabolario.
Tra i 18 e i 24 mesi combinano le parole (se
possiedono un vocabolario di 100 parole).
Verso i 2 anni inizia lo sviluppo della
grammatica.
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