I bambini
che presentano un disturbo dello sviluppo, in genere, vengono sottoposti oltre
alle visite o alle osservazioni, anche a dei test: ad esempio la WISC o la
LEITER per l’intelligenza, il Rustioni per la comprensione grammaticale, il
Peabody per il vocabolario recettivo, il TEMA per la memoria, le prove MT per
la lettura e la comprensione del testo, il CMF per la valutazione delle competenze meta
fonologiche, il TPV per le abilità visuo percettive, ecc. I test servono a
valutare il bambino e le sue funzioni. Solo con i test è possibile avere una
misura obiettiva di queste funzioni. In base al profilo che ne scaturisce, i
test, indubbiamente, contribuiscono anche a formulare una diagnosi per il
bambino. Preciso che c’è differenza tra la diagnosi e il profilo funzionale. La
diagnosi è il disturbo che determina le difficoltà presentate e condiziona l'evoluzione. Il profilo funzionale descrive
le caratteristiche del bambino e le sue difficoltà.
Bambini con
disturbi diversi, ad esempio un disturbo dello spettro autistico e un disturbo della
coordinazione motoria, possono avere profili funzionali ai test sovrapponibili,
ma hanno indubbiamente evoluzioni diverse, perché loro sono diversi, ma
soprattutto perché il disturbo di base è diverso.
I test, tuttavia, non sono la “legge”, non sono il
“vangelo”. I test sono somministrati da clinici e vengono interpretati. In base
alla mia esperienza clinica i test spesso confermano in modo obiettivo le
impressioni, le sensazioni o quanto ricavato da osservazioni e da visite condotte
in situazioni più libere.
Può succedere anche che il test, invece, fa
emergere un profilo diverso, per così dire più “basso” rispetto a ciò che
abbiamo pensato inizialmente del bambino.
In questi casi decidiamo se ripetere
il test, se somministrarne un altro (a un bambino con disturbo di linguaggio somministriamo
la Leiter che è un test “non verbale” rispetto alla WISC), se riprovare in un secondo momento, se rivedere o confermare comunque la diagnosi.
Perché intuiamo in un’osservazione libera o in un contesto più naturale
delle potenzialità, delle capacità che nel test non sono emerse. Perché constatiamo che il bambino ha delle prestazioni che si collocano ad un livello superiore rispetto a quanto atteso con il test.
Qualunque
decisione prendiamo deriva dal nostro giudizio clinico, dalla nostra esperienza,
dalla nostra sensibilità, dal nostro intuito.
Ovviamente anche il nostro giudizio non sempre è infallibile.
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