perché non voglio giocare con te

I bambini con disturbo dello spettro autistico non interagiscono con le persone che incontrano, nel modo che sperimentiamo noi, perché non sentono cosa vuole o cosa prova l’altra persona. Non riescono a cogliere le “mille espressioni” che regolano le nostre interazioni. E ancora non riescono a capire che il comportamento che abbiamo può variare a seconda del contesto in cui ci troviamo: al bar, al supermercato, dal dottore, al cinema, ecc. E ciò che è compromessa, ma in misura diversa per ciascun bambino, è non solo la capacità di relazione in se, ma anche la possibilità fin dalla nascita di uno sviluppo regolare di tutte quelle abilità che concorrono a farci diventare competenti sul piano sociale: lo sguardo, l’attesa e il rispetto del turno, l’attenzione e l’emozione condivisa, ecc. Per loro è davvero difficile interpretare i nostri sguardi, le nostre espressioni, le differenti intonazioni della voce, la diversa modulazione mimica, le intenzioni, i desideri e le opinioni, perché ci sono innumerevoli variabili.
Queste variabili in genere vengono “colte” tutte insieme istante per istante e la relazione fluisce così in modo naturale come una danza. Quanto detto ci aiuta a capire perché i nostri bambini preferiscono certi giochi o attività, come puzzle e incastri.  Se ci pensiamo non ci sono variabili da interpretare come nell’interazione, tutto è più semplice, c’è decisamente una relazione molto lineare tra il comportamento e il risultato ottenuto: se premo questo bottone avrò sempre lo stesso risultato.

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