Per camminare servono le mani.

Osservare le conquiste dei bambini soprattutto quando sono più piccoli è qualcosa che suscita stupore, meraviglia. Sappiamo che ciascun bambino ha in se il programma per acquisire le abilità necessarie per interagire e per conoscere il mondo. Se osserviamo le conquiste motorie constatiamo che il bambino progredisce gradualmente passando da una tappa all’altra secondo un ordine preciso: ad esempio prima di poter stare in piedi sarà in grado di stare seduto e di fare quei passaggi posturali che gli consentono di mettersi in piedi da solo. Ma una volta conquistata da solo la stazione eretta ecco che si serve delle mani per mantenerla, le usa per appoggiarsi al divano e alle sedie, sollevando le braccia le usa per mantenere l’equilibrio quando tenta i primi passi,
 le usa per non farsi male quando perde l’equilibrio e cade a terra, le usa per toccare gli oggetti con una mano mentre con l’altra si appoggia. Siamo sicuri che se lo teniamo noi adulti
 per le mani quando ancora non cammina da solo lo stiamo veramente aiutando?.  Le sue mani devono restare libere perché gli servono e se non riesce a camminare da solo è semplicemente perché ancora non è pronto. Il bambino è pronto a fare le cose quando le fa da solo. Ma così non si esercita?. Non è vero. Il bambino è curioso, è propositivo, ha tutto sotto controllo, e nel momento in cui scopre che può arrivare a prendere la cosa proibita posta in alto ecco che inizia a darsi da fare per tirarsi su, senza che gli abbiamo insegnato come fare. E poi si sposta aggrappandosi a quello che trova e nel frattempo sperimenta e impara a controllare le varie parti del corpo. E questo richiede tempo. Soffermiamoci sul “come” delle conquiste motorie piuttosto che sul “quando”

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