La memoria è una funzione che ci permette di
ricordare cose passate e recenti. Ma c’è un’altra funzione collegata che è
altrettanto importante e che si chiama memoria di lavoro. La memoria di lavoro è
quella funzione che ci permette di trattenere a mente delle informazioni e
modificarle secondo una data istruzione: se vi chiedo di ripetere 5 cifre nella
stessa successione in cui le avete ascoltate (8-4-9-2-5) state facendo lavorare
la memoria a breve termine, ma se vi chiedo di ripetere le cifre al contrario
di come le avete sentite, (5-2-….) state
stressando la vostra “memoria di lavoro”. Se vi chiedo di segnare il mio numero
di telefono state utilizzando la memoria di lavoro. E ancora, tra una serie di
oggetti che vi faccio ascoltare mi dovete ripetere solo quelli che servono per
mangiare. Non si tratta di ricordare e basta, ma mentre trattenete le
informazioni ci lavorate su. Cosa fanno i bambini che stanno imparando a
leggere?, se si trovano alle prese con la lettura di una parola di tre sillabe come
“tavolo”, inizialmente leggeranno una sillaba alla volta, ta-vo-lo, e a mente, grazie
alla memoria di lavoro, oltre che ricordare le sillabe appena lette le
collegano, fanno cioè una sintesi sillabica, vi guardano e vi dicono con aria
soddisfatta “tavolo”. Ma la memoria di lavoro
ci permette anche di trattenere
le informazioni raccolte con la lettura di un brano, di fare i collegamenti tra
le varie parti, di ragionarci su e di esporle seguendo una successione logica e
temporale. Se il bambino ha difficoltà
di lettura posso sicuramente esercitare la memoria di lavoro con esercizi di
memoria fonologica e di analisi e sintesi sillabica: ascolta “ca-ro-ta” e
ripeti la parola “nascosta”. Ma se la difficoltà riguarda la comprensione e l’esposizione
del testo di storia e la “memoria di lavoro” del bambino che ora ha 10 anni non
migliora, cosa possiamo fare?.Semplice, costruiamo delle bellissime mappe concettuali e il risultato finale sarà lo stesso di chi ha una memoria di lavoro più efficiente. Non parliamo di quello che succede all’autostima del bambino. Credetemi il risultato è lo stesso. Non è che se un professore universitario si serve per le sue spiegazioni di una relazione presentata in power point è meno bravo di chi parla a braccio.
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