Costruiamo le categorie

I bambini, fin da piccoli organizzano le loro conoscenze in categorie. Una categoria è ad esempio un gruppo di oggetti accomunati dalla stessa funzione. Oggetti diversi nella forma e nel colore appartengono alla stessa categoria perché svolgiamo con essi la stessa azione. Un bambino può capire che un piccolo contenitore rosso che non ha mai visto prima è una tazza nel momento in cui capisce che serve per bere, esattamente come la grande tazza bianca con i fiori che usa tutti i giorni. Il bambino intuisce l’azione perché la simula “nella sua testa” e in questo modo riesce ad astrarre una caratteristica che non è visibile: serve per bere. Due porte di colore diverso inducono nel cervello lo stesso piano motorio anche se sono differenti nel colore o nella dimensione. Così è bastato che qualcuno ci ha detto che quella tavola con la maniglia si chiama porta, per generalizzare questa conoscenza a tutte le porte
I bambini con autismo hanno difficoltà nella categorizzazione, cioè nella capacità di andare al di là dell'informazione visibile e astrarre così proprietà invisibili. Per questo motivo, inoltre, hanno difficoltà a comprendere concetti astratti, gesti convenzionali, l'umorismo, le metafore.
Temple Grandin parla della sua incapacità di utilizzare concetti nel formare categorie: “il mio concetto di gatto consiste in una serie di video registrazioni di tutti i gatti che ho visto”. Le persone con autismo non si servono delle categorizzazione per organizzare la loro conoscenza, perché non riescono mentalmente a simulare le azioni. Anche nella descrizione di oggetti spesso si limitano a descrivere le caratteristiche fisiche visibili e poco quelle invisibili come la funzione. Ovviamente le categorie possono essere insegnate, magari partendo dalle più semplici: cibi, vestiti, ecc.




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