Molti bambini che presentano un ritardo dello sviluppo cognitivo, motorio o del linguaggio intraprendono insieme alla loro famiglia un percorso riabilitativo. E per questo frequentano un Centro di riabilitazione, dove si rapportano con varie figure tra cui in particolare il terapista. La prima cosa che viene fatta al Centro di riabilitazione è conoscere il bambino attraverso degli incontri in cui si gioca insieme, si dialoga, si cerca di entrare in sintonia. E poi si organizzano le attività per il bambino e gli si dedica il nostro tempo. Il bambino gradualmente impara a giocare, a comunicare, a rispettare le regole, ad ampliare le sue conoscenze, a progredire nel suo sviluppo motorio, compatibilmente sempre con le sue capacità. Lo stesso bambino torna a casa e trova un ambiente in cui tutti gli vogliono un gran bene, ma non hanno ancora organizzato le attività per lui.
Lui qui si deve adattare, deve fare le stesse cose che fanno gli altri, come le fanno gli altri, ma in questo momento semplicemente non può riuscirci. Fino a quando non conosciamo il nostro bambino per quello che è, forse non faremo quelle cose, quelle attività che lo possano aiutare e fare stare meglio.
Cosa ci permette di conoscere il bambino?. Sicuramente le conoscenze e l'esperienza ci permettono di "vedere oltre" e per questo ci affidiamo a chi ne sa più di noi: medici, terapisti, psicologi. Ognuno di noi infatti nel proprio lavoro finisce per diventare un esperto che intuisce e capisce certe cose prima di tanti altri. E poi, e questa è la cosa più difficile, occorre conoscere se stessi. Per capire se quello che chiediamo al nostro bambino non è in realtà qualcosa di cui abbiamo bisogno noi e non lui. Per esempio, il bambino deve assolutamente camminare e parlare come gli altri perché solo in questo modo io papà o io mamma mi sento confermata nel mio ruolo, gratificata, realizzata, serena, anche a costo di sottoporre il bambino a "inutili terapie", che poi non portano al risultato tanto sperato.
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