Non fermiamoci alle etichette

Quando incontriamo le famiglie e visitiamo i bambini, noi operatori, spesso finiamo  per fare riferimento alle nostre categorie e alle nostre conoscenze. Cataloghiamo, classifichiamo i comportamenti, diamo delle etichette, diamo delle spiegazioni dei comportamenti che sono sempre le stesse. Facciamo diagnosi, indirizziamo per eventuali approfondimenti e suggeriamo un percorso riabilitativo. Tutto giusto, tutto fila.
Ma basta una notizia, basta un comportamento osservato per arrivare a una conclusione?
Sappiamo che non può essere così.
Sappiamo che per conoscere il bambino e la sua storia occorre del tempo. È vero, la nostra esperienza ci permette di vedere più in là, ma vediamo sempre le stesse cose: come parla, cosa comprende, come si muove, come gioca. 

Per conoscerlo non basta.

E allora fermiamoci, diamogli tempo, interessiamoci, giochiamo e mangiamo insieme a lui, raccontiamogli una storia, facciamoci una passeggiata, accompagniamolo in bagno, laviamoci le mani insieme, abbracciamolo, coccoliamolo, guardiamo il mare e il cielo, raccogliamo un fiore, cantiamo.

Il bambino non deve fare niente, nessuna prestazione, nessuna. Lui deve solo provare stupore.

È possibile?!


Sentiamo cosa desidera, ascoltiamolo,… solo così possiamo conoscerlo e capire che c’è anche un tempo per gli abbracci.     

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