Qual è la spiegazione del suo disturbo.

Quando il bambino manifesta un disturbo dello sviluppo, che riguardi il linguaggio, l'attenzione, o la relazione, la prima domanda che ci si pone è “perché presenta tale disturbo?, Quali sono le cause?, Cosa devo fare per individuarle?”. E allora inizia la ricerca, su internet, parlando con medici e operatori vari, confrontandosi con chi ha già affrontato situazioni simili. Ma non sempre si ottengono risposte soddisfacenti o risposte univoche. Ci sono casi in cui è chiara nella storia del bambino la correlazione del disturbo con una causa, con una malattia: per esempio una particolare sofferenza nel periodo che precede il parto o subito dopo o una malattia che abbia interessato il sistema nervoso. Ma in tanti altri casi la causa non si vede, “non c'è”: penso al ritardo del linguaggio, al disturbo dello spettro autistico, alla disprassia, alla disabilità intellettiva, ai disturbi dell'apprendimento e dell'attenzione. Gli esami effettuati non evidenziano niente di significativo. Facciamo una digressione sull'argomento con alcuni spunti riguardo al nostro modo di funzionare su questo mondo.
Ognuno di noi si relaziona e agisce nel proprio ambiente sulla base delle caratteristiche del proprio sistema “mente-corpo” e del proprio contesto di vita. Mente e corpo non sono separate, l'una non può esistere senza l'altro. Quando tocco un oggetto ho un'esperienza tattile sulla base del fatto che ho utilizzato attraverso il corpo, appunto, un approccio tattile. Le informazioni che ricevo dall'ambiente hanno caratteristiche diverse in base al tipo di modalità di approccio che utilizzo: visiva, tattile, olfattica, ecc. Cioè è l'azione che svolgo o immagino con il corpo che mi fa avere una determinata sensazione e quest'azione è coordinata dal cervello.
Altro aspetto importante sono i significati condivisi: un pezzo di carta (banconota) acquista valore solo perché è condiviso e non perché il valore sia intrinseco al pezzo di carta. E poi c'è la nostra storia che ha plasmato il nostro cervello. Quando interagiamo il cervello, tutto insieme, assume determinate configurazioni. Ma quando la “realtà è ben lontana” dalla propria, come un'attività proposta o un gioco, qualunque persona non riesce ad adattarvisi e a rispondervi perché richiederebbe un cambiamento grande rispetto alla configurazione del proprio cervello. Possiamo rispondere alla realtà solo quando questa richiede piccole variazioni di configurazione del nostro cervello. Sono aspetti tecnici, lo capisco. Ma con questo voglio dire che per ogni aspetto della nostra vita c'è una spiegazione, una causa, una determinata configurazione del nostro cervello, un particolare adattamento. E c'è una spiegazione anche se non la vedo, ed è riduttivo (per quanto scritto) trovare la spiegazione solo nel cervello o nel corpo, o nell'esperienza. E nel caso dei disturbi dello sviluppo? In un certo senso può valere lo stesso discorso: la causa c'è ma non la vedo. I geni (DNA) modellano lo sviluppo del sistema nervoso, e quando il bambino interagisce, il suo cervello (integrato con il corpo) assume determinate configurazioni, che poi si possono modificare con l'esperienza e la terapia, ecc. ecc. Dove è la causa? Qual è la spiegazione? E' possibile individuarla in una risonanza del cervello? O dentro una mappa cromosomica?. Posso riconoscere, intuire un pezzetto di storia o un pezzetto di una catena fatta di tanti anelli: il DNA, l'esperienza, il corpo, la propria storia, la propria famiglia, il proprio contesto di vita. Gli anelli interagiscono fra di loro e sono tutti importanti, ma non è possibile conoscerne il peso.

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