I bambini piccoli
apprendono in modo spontaneo, cioè senza che ci preoccupiamo di insegnare loro
le cose. Semplicemente imitano quello che vedono e che sentono, e ripeteranno tutto ciò che suscita l’attenzione
di genitori e compagni o che li gratifica. Ma ci sono altri bambini che per
qualche difficoltà o perché presentano un ritardo dello sviluppo, hanno invece
bisogno di un insegnamento mirato. E allora cosa insegniamo?. Su cosa si focalizza
il nostro insegnamento?. Tutto dipende da ciò che il bambino fa e da ciò che è
in grado di fare con il nostro aiuto, che può essere una spiegazione, una guida
fisica (guidare le mani) o una dimostrazione. In questo caso si parla di
abilità emergenti, potenzialità o area di sviluppo prossimale. Ed è sulle
abilità emergenti che posso concentrare il mio insegnamento. Se il bambino
riesce a colorare la palla solo con il mio aiuto, gradualmente andrò a ridurre
il mio aiuto in modo che diventi autonomo a svolgere il compito.
E ciò che vado a proporre si colloca un po’ più avanti
rispetto al livello attuale delle abilità del bambino. In molti casi il
criterio per capire cosa proporre è il buon senso: se non copia una palla, non
gli posso chiedere anche di copiare una lettera, perché è molto più
difficile, se non sa denominare gli oggetti non gli chiederò di che colore
sono, se non sta ancora seduto da solo non posso metterlo in piedi, ecc. Quindi riepilogando consideriamo e insegniamo ciò che il bambino sa fare con un po’
di aiuto, tra le cose che si collocano un pò più avanti rispetto a quello che fa da solo. E poi consideriamo che il bambino può essere stanco, si può annoiare, o vuole stare con la sua mamma.
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