Ci sono tante mamme che hanno
capito cosa hanno i loro figli e come stanno le cose prima che glielio spieghi
io. Mi ritrovo semplicemente a confermare ciò che loro hanno avuto modo già di
constatare.
Spesso, la difficoltà di entrambi
è come farlo capire a tutti gli altri, in particolare alle insegnanti. La mamma
a scuola non viene ascoltata o viene considerata ansiosa e iperprotettiva. Oppure
si deve giustificare per qualcosa di cui non è direttamente responsabile. Potremmo
fare tanti esempi.
Le insegnanti hanno tanti bambini
e non possono dedicarsi a uno in particolare adattando pure la didattica. (questa
è la loro principale motivazione)
Non lo so, ho qualche dubbio.
Perché hanno comunque il tempo di
mettere un brutto voto per gli errori di ortografia di un bambino con disortografia,
perché interrogano sulle tabelline il bambino con disacalculia, perché al
bambino con difficoltà di attenzione gli dicono che non sta attento, perché se
il bambino è depresso continuano a pensare ai compiti che non ha svolto, ecc…Lo
so, ci sono tanti altri esempi positivi. Mi scuso per la generalizzazione.
E allora cosa fare.
C’è chi risolve cambiando scuola,
avendo poi la conferma che non aveva ogni torto. C’è chi insiste a cercare il
dialogo per spiegare come stanno le cose e quali sono le difficoltà del bambino.
Mi dispiace, ma a volte ci si
confronta e si resta sulle proprie posizioni. Non si cambia realmente
atteggiamento nei confronti del bambino, cosa che potrebbe a volte anche
bastare…
Nessun commento:
Posta un commento