Non c'è niente da "sbloccare"

Quando osserviamo i bambini, le loro conquiste, i loro progressi, le prime parole, i primi passi, siamo presi da stupore.  Siamo orgogliosi, siamo onorati di essere partecipi di queste meraviglie. Ma ogni conquista, grande e piccola, è inserita all’interno di un percorso, che inizia molto presto e cioè fin da quando il bambino si trova dentro la sua mamma. Ogni conquista non avviene a caso, ma presuppone un lungo “studio” da parte del bambino e tanto amore da parte dei suoi genitori. Pensiamo ad esempio alle prime parole. Il bambino inizia a familiarizzare con i suoni della sua lingua fin da quando è dentro la pancia della mamma. E da neonato inizia anche a distinguerli. E’ particolarmente affascinato davanti al volto della sua mamma che le canta e le sussurra una ninna nanna. Già dai primi mesi il neonato comincia a “dialogare” con tutto il suo corpo, con la mimica e con i vocalizzi. E ben presto comprende che con il pianto ottiene l’attenzione e le coccole, e vengono così soddisfatti i suoi bisogni primari. La sua mamma interpreta continuamente i suoi comportamenti, attribuendovi significati e intenzionalità: “hai fame?”, “si vuoi la tua mamma”. E poi ci sono i primi suoni: “ma-ma, ba-ba,”. E lì la mamma si precipita, con un grande sorriso: “siii, hai detto mamma” e iniziano il gioco e le coccole. Il cammino è veramente lungo e avviene in modo naturale, senza rendercene conto, ma presuppone un fluire continuo di relazioni ed emozioni. Perché solo dentro la relazione avvengono le conquiste, senza relazione il bimbo non cresce, non nasce. “Mi muovo dentro un ambiente che voglio conquistare e conoscere e dentro la relazione con chi si prende cura di me”.
E quando il bambino ha difficoltà, o un ritardo, ci dimentichiamo cosa c’è dietro una conquista, ci dimentichiamo quali abilità sono necessarie perché il bimbo pronunci le sue prime parole. E pensiamo che ci possa essere l’esercizio, il massaggio, la medicina che possa inserirsi dentro quel percorso, che possa liberare il bambino da chissà quale “blocco”. Ci dimentichiamo che il cervello e tutto il corpo sono plasmati dall’esperienza, ma solo da quelle esperienze ripetute in cui il bambino è protagonista che agisce nell'ambiente. Non esiste l’esercizio speciale che consenta al bambino di apprendere, di riuscire a parlare e a camminare, a leggere e a scrivere se lui non è protagonista. E protagonista lo è anche il neonato, che quando alza il capo e lo orienta verso la sua mamma, non lo fa certo perché i suoi muscoli sono cresciuti o perché l’abbiamo liberato da chissà quale blocco.
  

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