Quando abbiamo realizzato che il nostro bambino aveva bisogno di fare la riabilitazione, ci siamo rimboccate le maniche e abbiamo iniziato con tanto impegno e speranza questo percorso. Abbiamo incontrato tante persone, alcune con visioni diverse rispetto all'intervento e alla valutazione. Abbiamo letto tanto, soprattutto su internet: tante proposte riabilitative diverse, alcune delle quali che promettono la guarigione. Ma ora c'è da prendere una decisione: "chi ascolto?", "chi avrà ragione?".
Sulla base della mia esperienza e formazione individuo alcuni criteri che vi possono guidare in queste scelte.
Ricordate che ciò che va bene per un bambino e la sua famiglia non è detto che vada bene anche per un altro. E questo lo ricaviamo dall'esperienza.
Se sottoponete il bambino a tanti trattamenti, senza un unica regia, e con modalità diverse, non è detto che sia proficuo.
Mantenete un atteggiamento di riflessione e di attesa di fronte a proposte che lasciano intravedere soluzioni semplici e facili al problema.
Seguite anche il vostro istinto per capire cosa è veramente utile e cosa non lo è, lasciando anche stare le proposte più seguite e famose.
Valutate anche seguendo il criterio del "buon senso", perché alcune tecniche di riabilitazione non lo soddisfano.
Considerate ancora che per giudicare se una cosa è buona e di buon senso, questa deve poter essere tranquillamente pensata e proposta anche per bambini con uno sviluppo tipico e regolare.
E poi, deve essere sempre chiara la relazione tra la difficoltà del bambino e il tipo di attività che gli viene richiesta da svolgere: ciò significa che se la difficoltà riguarda il linguaggio, gli esercizi verteranno sul linguaggio; se le difficoltà riguardano l'apprendimento il lavoro sarà svolto su lettura, scrittura, abilità percettive, di linguaggio ecc., strettamente collegate appunto con l'apprendimento, se la difficoltà è di tipo motorio verranno svolti esercizi cognitivi che prevedano un impegno motorio per risolverli, e così via per tutte le funzioni.
Altro criterio è la chiarezza degli obiettivi, che devono essere facilmente verificabili e in qualche modo misurabili.
E infine c'è il bambino che sta bene, è motivato e ha il piacere di impegnarsi, perché altrimenti non c'è cambiamento, non c'è apprendimento.
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