La parola dello psicologo alle neomamme e ai neopapà di oggi.


     Ancora oggi si pensa che lo psicologo debba occuparsi della psicopatologia, anche riguardo al periodo perinatale e alla Salute primale (termine coniato da Michel Odent per intendere il periodo che va dal concepimento, alla gravidanza, alla nascita, all’allattamento, fino al primo anno di vita). Basti pensare  alla depressione post partum della donna, non si sa invece quanto lo psicologo possa operare sulla prevenzione della depressione e non solo.

     Egli  può aiutare a  riconoscere  e ad acquisire consapevolezza delle emozioni implicate nella gravidanza, nel parto e nei mesi successivi alla nascita del proprio figlio e a rinforzare le proprie competenze genitoriali e la fiducia sulle proprie capacità. La neomamma alterna emozioni che vanno dall’euforia, alla gioia, alla paura, all’angoscia, al dolore, all’estasi, specie durante il parto. Ma proprio queste emozioni fanno liberare tutti gli ormoni necessari per la nascita  del bambino.
     Anche il padre prova intense emozioni; il ruolo di  filtraggio, sostegno e protezione prima svolto dalla placenta rispetto all’ambiente  esterno, con la nascita  viene svolto da lui ed è bene che egli  lo sappia e  che venga  sostenuto in questo. Il padre non è “l’escluso”, ma colui che media tra la coppia madre/ figlio e l’ambiente, a cominciare dal suo ruolo per l’economia familiare attraverso il lavoro, alla mediazione con i nonni e i  parenti che, spesso inconsapevolmente e per affetto, possono però rischiare di essere invadenti e intrusivi. Anche il papà deve soddisfare il bisogno di tenere in braccio il suo bambino, sentire il contatto pelle a pelle, guardarlo faccia a faccia e sentirne l’odore.
Le ricerche delle neuroscienze hanno rilevato che i padri che partecipano attivamente alle cure  del neonato hanno in circolo gli ormoni della donna, la prolattina  e l’ossitocina (gli ormoni del parto,  della produzione del latte, dell’intimità e dell’attaccamento presenti sia nell’uomo che nella donna, anche se con funzioni specifiche e individuali).  
    Oggi si tende a voler controllare tutto, pianificare, quantificare, mercificare e purtroppo si tende a trascurare e a valorizzare il cambiamento che la genitorialità comporta.
     Sia la maternità che la paternità potenziano l’intelligenza emotiva di cui parla Goleman rendendo più empatici (soprattutto la donna ), più socievoli, comunicativi e positivi verso il futuro.    
      Ma anche la nascita  di un figlio è stata trasformata in un business. Basti pensare agli acquisti materiali durante i mesi della  gravidanza, quando invece un bambino ha bisogno di pochissime, essenziali cose.  Non esistono libri esaustivi sull’evento nascita, non esistono e  non devono esistere istruzioni per l’uso sui bambini e non è neppure bene medicalizzare eccessivamente l’evento come si è teso a fare nel mondo occidentale e tutelarsi con protocolli ospedalieri che poco hanno  a che fare con l’amore e l’intimità. Un conto è considerare la donna almeno un mammifero che ha dalla sua parte l’istinto e gli ormoni, un conto è considerarla come un’ utente di una  struttura ospedaliera. Un conto è rendere l’ambiente del parto intimo, caldo e silenzioso, accogliente  e permissivo dell’espressione delle  emozioni, capace di pensare alla presenza  del padre e mantenere unita la coppia e  garantire la presenza  di un’ ostetrica dotata di competenza professionale, ma anche capace di valorizzare le emozioni e i vissuti di ambedue i genitori. (M. Odent)
     La più importante linea  guida internazionale sulla rianimazione neonatale (2011) scrive che “se il bambino non ha bisogno di essere  rianimato, non deve essere separato dalla madre appena nato. Il bambino può essere  asciugato, appoggiato direttamente sul petto della madre e coperto con telini asciutti per mantenere la temperatura”. Il contatto pelle  a pelle con la madre  è fondamentale per la vita futura  del bambino da subito dopo la nascita e finché entrambi lo desiderano.
     Altre linee guida internazionali sostengono con evidenze scientifiche che l’attaccamento al seno deve  avvenire entro le prime due ore dalla nascita per un buon allattamento.
     Dopo la nascita uno psicologo può spiegare i bisogni primari del neonato (allattamento naturale, contatto fisico e sonno che sono  i suoi fondamentali, essenziali bisogni da soddisfare). Egli può aiutare innanzitutto  la madre, ma anche il padre, ad imparare a riconoscerli e a curarsene ridefinendo così le loro funzioni genitoriali e i loro ruoli di coppia e  di genitori.
     Lo sviluppo cerebrale del bambino (cognitivo, emotivo, linguistico, psicomotorio) richiede adeguata stimolazione in base  alle fasce di età nella quale uno psicologo può accompagnare.
     Le ricerche hanno dimostrato come il neonato nasca dotato di competenze e capace di interagire con l’ambiente e come sia predisposto per il riconoscimento dei volti umani, in particolare quello della madre. Si è visto anche che entro  i primi giorni di vita è capace di riconoscere la voce della madre.
    Il neonato è un essere dipendente per il soddisfacimento dei suoi bisogni, ma anche dotato di autonomia e libertà al quale si deve rispetto come una persona diversa  da  sè.
     Per  crescere bene e in salute, ogni individuo ha bisogno di esperire la sensazione di sentirsi riconosciuto e contenuto e la  sensazione di sentirsi libero di muoversi nel mondo (M. Spagnuolo Lobb “Quaderni di Gestalt XXVI n. 1 2013”).  Il corpo è il luogo delle nostre  esperienze  relazionali, dove si raccoglie sia la memoria delle relazioni precedenti che di quelle attuali (M. Spagnuolo Lobb, ibidem).
      Il bisogno di contatto fisico del neonato è ancora oggi misconosciuto, se non persino considerato un tabù. Il bambino ha un fondamentale bisogno di stare tra le braccia di mamma o papà dove c’è calore e sicurezza e  dove scioglie le sue tensioni corporee ed emotive. E’ stato rilevato che se la madre è rilassata o serena, lo è anche il bambino e la frequenza cardiaca e il ritmo respiratorio si sintonizzano con quelli della madre.
    Il senso del tatto (il primo a formarsi già nel grembo materno) è fondamentale per la creazione del legame genitori/figlio: accarezzare e toccare favorisce lo sviluppo cerebrale e la secrezione  di una serie di ormoni per la crescita infantile, oltre che creare le basi per la sicurezza e la fiducia in sé e negli altri  e una buona  autostima.
    Ancora oggi, invece, si pensa al rischio di coccolarlo e viziarlo se lo si tiene in braccio, o lo si culla, o lo si accarezza. Non si sa come, osservando gli animali, essi amino essere toccati e stimolati attraverso il tatto e  che nell’uomo al tatto e al contatto si aggiunge una componente essenziale che è  proprio la carezza. Non si sa pure che la donna, nel periodo che va dall’endogestazione (i 9 mesi di gravidanza) all’esogestazione (i secondi 9 mesi dopo la nascita) è completamente  dotata ed  equipaggiata per inter-agire con il proprio figlio e  come l’inter-azione passa attraverso la pelle di entrambi. 
    Lo psicologo può sostenere la donna  nell’allattamento secondo le linee OMS fino a quando madre e figlio sono disponibili a continuare, senza per questo sostituirsi a consulenti esperti. E’ stato rilevato che la funzione dell’allattamento al seno non è solo quella di nutrimento fisico, ma anche di fornire un ambiente emozionale, di sicurezza e di amore. Quindi la madre deve essere aiutata  ad imparare come si fa  un buon attaccamento del bimbo al seno, ma  anche come  saperlo contenere e farlo sentire fra le sue braccia, mentre lo allatta, ben tenuto in tutto il suo corpo, con fermezza e  dolcezza, guardandolo nel volto e parlandogli nell’alternanza di pause e suzioni come in una danza tutta loro, unica e speciale che momento dopo momento, ora  dopo ora,  giorno dopo giorno permetterà di costruire le pietre miliari per un legame di attaccamento sicuro che è la base per la salute fisica e psichica per la vita  futura (J. Bowlby, Teoria dell’attaccamento).
     Aggiungo che alle neo-mamme  deve essere concessa la possibilità di imparare a rilassarsi prima di ogni poppata e  durante la giornata riservandosi momenti personali ( che sono preziosi e non perdita  di tempo) in cui ritrovarsi con se  stessa, utilizzando anche piccole tecniche di rilassamento, per  scaricare le sue tensioni prima di prendere il proprio bambino e interagire con lui. Ciò per aiutarlo a crescere sicuro e sereno e per il benessere psico-fisico della mamma, ma anche del papà.  
     Mi rivolgo a quanti tra i miei colleghi psicologi sono interessati, a prevedere nel  loro percorso formativo anche il Corso OMS /Unicef per una buona formazione sull’allattamento affinché possano essere di valido aiuto per le neomamme che intendono allattare e  affinché possano essere essi stessi promotori di questa norma biologica  nella comunità. Ciò sempre e  naturalmente nel pieno rispetto delle scelte della donna. 
    Lo psicologo può aiutare la coppia ad ascoltarsi, a sentire il proprio corpo, le proprie sensazioni attraverso tutti  e 5 i sensi, le proprie emozioni e comunicarsele parlando e coccolandosi a vicenda.
    La nascita  di un figlio è un evento sacro che richiede contemplazione, silenzio amore e rispetto della  nuova vita che si concretizza e che viene consegnata al mondo e  all’umanità ( i figli non ci appartengono). Pertanto è bene partire  da se stessi come donna, come uomo,  fin dal concepimento e ancora prima. 
    Mi si può contestare che “manca il tempo” in una società come la nostra dove è tutto frenetico, velocizzato e meccanizzato.
    Ogni relazione richiede tempo ed è dentro di esso che ogni persona definisce la propria identità ed affettività (G. Salonia: “Sulla felicità e dintorni”).
Il tempo vissuto nella relazione è tempo di grazia in cui le anime si incontrano. Solo stando nella relazione, dimorando con calma in essa si impara l’intimità, l’ascolto, lo stupore e la contemplazione(G. Salonia: ibidem)) che in realtà ogni persona merita proprio per la sua unicità  e preziosità.
     Partendo dal tempo pieno vissuto con il proprio compagno/a,  momento dopo momento, si impara a trasformare la propria relazione di coppia a “coppia  che si prepara  a divenire coppia genitoriale”. La relazione è come una danza, ogni coppia ha la sua propria musica  e la sua  armonia che può imparare a danzare  e  a suonare sempre meglio e che trasmetterà al proprio bambino.
     Una donna che cresce un  figlio, fin dal concepimento incarna la sua danza  e la sua armonia con lui gettando a sua volta le basi per la danza e la musica  che suo figlio danzerà e  suonerà nella vita.
     Per questo è degna di massimo rispetto, sostegno e aiuto a partire dalle persone più intime e vicine a sé fino a tutta la comunità intera.

Giovanna Scannavino
Psicologa e psicoterapeuta
Presidente Associazione “Il Bucaneve Onlus”

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