Quando un adulto interviene su un bambino per modificarne un comportamento che ritiene sbagliato non deve perdere l'occasione di discutere dei suoi sentimenti e di quelli del bambino. Questo dialogo, cosiddetto riflessivo, serve proprio ad aiutare il bambino a sviluppare una funzione riflessiva, una "teoria della mente", che consiste nel riconoscere il proprio mondo interiore e quello degli altri.
Riconoscere cioè come ci sentiamo e come possono sentirsi gli altri in tutte le situazioni che affrontiamo nella vita e quindi capire quali sono gli stati d'animo che hanno determinato un comportamento. Aiutiamo a sviluppare la funzione riflessiva anche attraverso il gioco, il racconto di storie e il racconto della giornata. Lo aiutiamo ancora interpretando il suo comportamento non verbale: "hai avuto una brutta giornata?" "sei triste perché non hai ottenuto il tuo gioco?". Perché il bambino piccolo non sa dare un nome alle sue emozioni e ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a dare un senso a certe situazioni emotive: "stai piangendo perché non hai visto più la tua mamma" Piuttosto che "non si piange, non è successo niente". Il bambino sperimenta esperienze di accettazione. Ciò gli permette di acquisire sicurezza e competenze sul piano sociale perché conosce se stesso e sa cosa può aspettarsi dagli altri. E poi ci sono comunque gli "abbracci" in cui non servono le parole, dove i corpi entrano in sintonia e il bambino ancora una volta si sente capito e accettato.
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