Il bimbo durante il parto
ha subito una lesione del plesso brachiale che ha determinato una
paralisi del braccio (“paralisi ostetrica”). La paralisi è
evidente. Durante un momento del trattamento riabilitativo la mamma è
colta da un senso di tristezza. Reazione normalissima, è il “suo”
bambino.
L'altro figlio della
signora di quasi 4 anni in qualche modo percepisce tale stato
d'animo: “Mamma perché sei triste?”, poi si ferma, aspetta di
essere guardato e continua “quando sarà grande lui calcia e io
paro”. Silenzio...
I bambini, ancora liberi
dai condizionamenti culturali, vivono la realtà per quella che è,
senza giudicarla, senza temere il dopo, senza desiderare altro, senza
guardare al passato. Vivono cioè il presente senza aggiungere
giudizi del tipo “non potrà..., non sarà..., ma perché
proprio a lui...se solo...deve imparare assolutamente a...”.
Il bambino non pensa che
il fratellino può soffrire per la sua paralisi, perché quando gli
fa le boccacce lui gli sorride e per questo continua a fargli le
smorfie, e non pensa ad altro. Lui la paralisi non la “vede”, lui
vede il bambino, semplicemente per come è, vede che non muove il
braccio e basta. Gioca con lui e non vede l'ora di poter giocare a
pallone con lui, che significa stare insieme senza alcun problema, e
se non saprà parare gli dirà di calciare per fare i gol che è
meglio.
Ancora è libero da
giudizi e da quei condizionamenti che ci portano ad essere
soddisfatti (solo) se otteniamo e se raggiungiamo determinati
obiettivi per noi e per gli altri.
Bel post. Tutto vero. Verissimo. Questo è il segreto della felicità. Del resto già qualcuno lo aveva detto qualche secolo fa: "Se non ritornerete come bambini ...". Il problema è: come si fa? Il fatto di pensarci può essere già un primo passo ... poi bisogna crederci davvero e questo forse è più difficile. Grazie Giovanni
RispondiEliminaPer il "come si fa" posso dire che c'è chi ci riesce. Il percorso è personale. Grazie per il commento e le belle parole
RispondiEliminaSono la mamma in questione… ed a distanza di 7anni.. posso dire che con le tutte le difficoltà del caso.. se si trova un equilibrio nell’accettazione della invalidità, se si è ben supportati, se si osa, se si ha davanti un bambino caparbio e sereno… si riesce.. si riesce a guardare e vivere senza notare il braccio,senza che questo diventi il fulcro dell’esistenza, cercando strategie per riuscire e mirando sempre all’autonomia …
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