Aspettiamo


Una scena: la mamma che allatta il suo bambino. 
C’è perfetta sintonia, nel neonato sensazioni indefinite che fluiscono, la sua bocca si apre, ciuccia, si ferma, riprende, e la mamma ad accordare ogni cosa. 
Non c’è nessuna regola da seguire. Tutto avviene in modo naturale.


E se la mamma fosse invece “sorda” ai richiami del neonato? Se non fosse in grado di ascoltare i suoi bisogni?

Dentro una logica di intervento, di terapia, qualora fossimo chiamati in causa, ci renderemmo conto che non servono le regole, i consigli, le istruzioni su cosa la mamma debba fare o non fare.  

E sempre dentro una logica di terapia le nostre attenzioni non sarebbero rivolte sul neonato, ma eventualmente sulla mamma.

Ecco, se fosse possibile pensare a questa immagine per le mamme che hanno intrapreso un percorso riabilitativo insieme al loro figlio, allo stesso modo ci accorgeremmo che non servono i consigli, le istruzioni, le regole da seguire. E non penseremmo allo stesso modo di dover porre le nostre attenzioni solo sul bambino.

Le cose che noi ci aspettiamo a volte accadono prima, altre volte occorre più tempo, occorre percorrere strade più lunghe e più tortuose. 
Il nostro compito è esserci, con le nostre competenze, con la nostra professionalità, con il nostro ascolto e con il nostro silenzio, senza aspettative e senza alcuna pretesa, il resto verrà da se.

"Dimentica la Riabilitazione"


La Riabilitazione ha il compito, innanzitutto, di cercare e custodire il benessere del bambino e della sua famiglia.

Il termine Riabilitazione è troppo impersonale, preferisco pensare alle persone che responsabilmente si prendono cura del bambino.

Altro compito è accompagnare il bambino, percorrere insieme un pezzo di strada.

Non pensare cioè di dover trasmettere solo delle nozioni, di riempire il bambino di contenuti come fosse un “contenitore”.
Ma concretamente come si fa?: ad esempio non insegnare a giocare, ma giocare insieme a lui e poi giocare con lui insieme agli altri”.

Non devo insegnare questo è rosso e questo è giallo?, questo è alto e questo è basso?”. Non lo so, ma curati della relazione. Semplicemente perché il bambino non è un contenitore da riempire. Non sono le nozioni che gli consentono di interagire. Curati delle relazioni, fai da ponte tra lui e gli altri.
Come si cura la relazione?
Intanto dimenticando gli obiettivi, le nozioni, i contenuti e ascoltando ciò che accade e ciò che senti quando state insieme.



Non occorre nessun rinforzo.

Il bambino non fa quanto richiesto, quanto atteso...
E' solo questione di rinforzi, occorre individuare il rinforzo più forte, che verrà concesso al bambino subito dopo aver svolto l'azione richiesta. E così via. Nuova programmazione. Nuovi obiettivi. Nuovi rinforzi.

E se invece il bambino semplicemente non ha le capacità necessarie per svolgere quel dato compito? E' solo una questione di rinforzi e di aiuti?

O la realtà semplicemente è quella che è.

A volte evidente, fin da subito.

Semplicemente prendo atto che il bambino non ne ha le possibilità.

Non vi posso fornire nessun criterio assoluto al riguardo: l'età, la valutazione con i test, le osservazioni ripetute nel tempo, il comportamento del bambino.

L'unico invito che posso offrirvi è quello di provare a considerare la possibilità che il bambino semplicemente non riesce. Non riesce: basta.
Non cambia niente. Il bambino resta il bambino voluto, amato anche se non legge, non scrive, non fa questo, non fa quello.


Ci possiamo finalmente rilassare, abbiamo già fatto tutto quello che c'era da fare.

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