Una scena: la mamma che allatta il suo bambino.
C’è perfetta
sintonia, nel neonato sensazioni indefinite che fluiscono, la sua bocca si
apre, ciuccia, si ferma, riprende, e la mamma ad accordare ogni cosa.
E se la mamma fosse invece “sorda” ai richiami del neonato?
Se non fosse in grado di ascoltare i suoi bisogni?
Dentro una logica di intervento, di terapia, qualora fossimo
chiamati in causa, ci renderemmo conto che non servono le regole, i consigli,
le istruzioni su cosa la mamma debba fare o non fare.
E sempre dentro una logica di terapia le nostre attenzioni
non sarebbero rivolte sul neonato, ma eventualmente sulla mamma.
Ecco, se fosse possibile pensare a questa immagine per le
mamme che hanno intrapreso un percorso riabilitativo insieme al loro figlio, allo
stesso modo ci accorgeremmo che non servono i consigli, le istruzioni, le
regole da seguire. E non penseremmo allo stesso modo di dover porre le nostre
attenzioni solo sul bambino.
Le cose che noi ci aspettiamo a volte accadono prima, altre
volte occorre più tempo, occorre percorrere strade più lunghe e più tortuose.
Il nostro compito è esserci, con le nostre competenze, con la nostra
professionalità, con il nostro ascolto e con il nostro silenzio, senza
aspettative e senza alcuna pretesa, il resto verrà da se.