Non sono autistici

I casi di autismo sembrano decisamente aumentati, non so dirvi il perché. Ci sono tuttavia dei bambini, a cui è stata fatta questa diagnosi, che “mi sembrano tutto” tranne che autistici.

Sono bambini che magari non si girano quando li chiami, o che non ti guardano, o che saltellano sulle punte, che si agitano facilmente, che giocano poco insieme agli altri, che non indicano, o che non hanno ancora sviluppato il linguaggio, che mettono le macchinine in fila, che si buttano a terra se non ottengono quello che vogliono, che sono inibiti, che sono poco flessibili…e che non sono comunque autistici. In un test o in una scheda compilata hanno il punteggio che soddisfa i criteri, ma non lo sono. Il tempo lo conferma.

Lo vedi, lo senti, che non lo sono. 

Perché qualche volta ti hanno anche fugacemente guardato, come per osservare la tua reazione, qualche volta ti hanno portato anche un gioco, solo per mostrarlo, qualche volta hanno cercato in situazioni nuove lo sguardo della mamma, qualche volta hanno fatto “ciao” con la manina e qualche volta hanno imitato la mamma durante una canzoncina. 

Piccole cose..fatte comunque con una qualità tale da capire che non lo sono. 

E il tempo lo conferma.


Ma a volte la diagnosi viene comunque fatta, anche quando non c’è. E potete capire le conseguenze… 

15 commenti:

  1. Sul perche' le diagnosi di autismo sono in aumento ci sono varie spiegazioni. E una grande, che chi vive in Itaia conosce poco, e' ovuta al fatto che si prendono i numeri americani (perche' tengono bene i dati). Qui negli USA ci sono state nuove leggi negli ultimi hanno che impongono il pagamento di terapia ABA da parte di fondi federali, statli o privati a chi ha una diagnosi di autismo. Spesso quindi la diagnosi viene data anche se non tutti i criteri sono rispettati per il semplice fatto che e' l'unico modo per accedere ai servizi.

    Una domanda: lei parla di bambini che sembrano con autismo e non lo sono. E dice che il tempo lo conferma. Ma in quest tempo cosa e' successo? Mi spiego: grazie alla diagnosi, ci sono stati interventi? Oppure si e' solo atteso?

    Grazie mille!

    Luisa

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    1. Parlo di bambini che hanno delle difficoltà non riconducibili secondo me all'autismo, che fanno riabilitazione.

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  2. Ma se fanno riabilitazione, come si fa a dire che il tempo" era sufficiente?

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  3. Premetto che mi riferisco a bambini che conosco o che ho conosciuto personalmente. Il tempo conferma l'iniziale impressione che fin dall'inizio non si trattava di autismo. Perché il bambino sempre di più ci fa vedere che interagisce e comunica. E' chiaro che al di là di una diagnosi non condivisa, sono presenti delle difficoltà che richiedono e hanno richiesto un intervento: un ritardo di linguaggio o psicomotorio, instabilità dell'attenzione o del comportamento, ecc. Ribadisco che l'intervento nei casi che ho in mente ci sarebbe stato comunque anche senza quella diagnosi. Da noi per accedere ai servizi di riabilitazione non è necessario forzare una diagnosi o parlare di rischio autismo. Il "rischio" autismo è qualcosa che si può sospettare quando il bambino è molto piccolo, ma non si fa diagnosi di "rischio autismo".

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  4. Ma e' davvero cosi' importante cosa si scrive nella diagnosi, oppure (mio personale pensiero) e' importante capire che serve un intervento e attivare quello? In fondo, che si chiami X o Y, se il bambino ha biogno di sviluppare un modo di comunicare bisogna lavorare su quel canale con i migliori metodi disponibili.
    La rinfrazio per il confronto :)

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  5. Certamente, condivido. In molti casi è come dice lei. In altri casi la diagnosi serve a comunicare in modo veloce tra gli operatori, a favorire un percorso di consapevolezza e riabilitativo.

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  6. Fino a quale età del bimbo c 'è la speranza di non autismo. Secondo la sua esperienza.

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    1. In epoca precoce (intorno all'anno, fino ai 15-18 mesi) i bambini possono presentare degli indicatori, delle difficoltà tipiche dell'autismo, ma non facciamo diagnosi perchè possono esserci dei "falsi positivi", cioè bambini che "rientrano". Per questo motivo la diagnosi viene confermata più avanti nell'età. I casi che si riveleranno come lievi possono sfuggire ad una diagnosi precoce proprio perchè i bambini possono avere un linguaggio adeguato. In ogni caso intorno ai 3 anni un esperto è in grado di individuarli, superati i primi anni (3-4 anni) è difficile che "insorga" l'autismo. I bambini diagnosticati a 5-6 anni avevano già dei segni chiari, per un esperto, ad un'età inferiore, quindi sono per così dire sfggiti alla diagnosi, ma l'autismo era, anche se in forma lieve, già presente.

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  7. Buongiorno dottore.
    Volevo porle una domanda in base a quanto detto da lei sul fatto che spesso bambini non autistici vengono diagnosticati come tali.
    Io mi sento chiamata in causa perché sono madre di uno di questi bimbi.
    Diagnosi di spettro lieve a 3 e 1/2 ma non presentava e non presenta oggi le caratteristiche tipiche: mai sfarfallato, mai camminato sulle punte, mai messo in fila, niente routine, niente fastidi o fissazioni.
    Presentava assenza di linguaggio e poco contatto oculare.
    Ora a 5 anni il linguaggio sta partendo ma abbiamo scoperto che ha disprassia verbale.
    Ora risponde e inizia a giocare con i bimbi ma è come se fosse bloccato x il fatto che non parla. Infatti guarda i bimbi se sconosciuti ma non va da loro.
    Con noi cerca il contatto e ci chiama x giocare.
    Secondo lei potrebbe la disprassia aver bloccato il bambino è aver creato comportamenti tipici dello spettro?
    Grazie

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  8. Buongiorno dottore secondo la sua esperienza,a quanti anni si sbloccano i bimbi diagnosticati autistici ma che non lo sono

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    1. I bimbi diagnosticati autistici, ma che non lo sono, ovviamente comunque mostrano una qualche difficoltà sul piano dell'attenzione o della relazione e della comunicazione. Per alcuni di essi si intraprende un percorso riabilitativo comunque. E' difficile rispondere alla sua domanda, ma certamente se il bambino non è realmente autistico non occorre tanto tempo per apprezzarlo.

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  9. Buon giorno. Nell'ultimo libro di Rizzolatti-Gnoli "In te mi specchio" si fa cenno alle difficoltà nell'imitare le azioni intransitive, di un periodo critico nel bambino. Se in quel lasso di tempo si riescono a dare al bambino stimoli comunicativi giusti, la base neurale , poco sviluppata per ragioni genetiche (o/e epigenetiche), può modificarsi e maturare. È un treno affettivo e comunicativo da non perdere...Intende questo?

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    1. Buon giorno, la cosa non è così semplice. Se è effettivamente presente un disturbo dello spettro autistico, più o meno grave, alcuni stimoli come quelli che indica, sono più opportuni di altri. Purché inseriti sempre in un contesto relazionale e di condivisione. Non è facile quando si fa un intervento sullo sviluppo del bambino avere un riscontro o trovare una correlazione sul piano neurale, anche se indubbiamente la correlazione c'è. I bambini diagnosticati come autistici, ma che non lo sono, "emergono" comunque anche se non abbiamo fatto tutto "correttamente".

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  10. Buongiorno dottore. a 26 mesi a seguito di ADOS2 hanno supposto un rischio di autismo al mio bambino, le figure distrettuali che lo "riabilitano" son convinte che sia solo un discorso del linguaggio mancato, mentre due IRCSS ( tr acui lo stella Maris di Pisa) sono concordi nell affermare che è a rischio lieve/moderato. Il bambino cammina un po sull avampiede, sfarfalla ogni tanto con le manine, non tiene tanto lo sguardo in certe occasioni e con certe persone,in asilo si sta aprendo e anche se appena ora sta inziando a pronunciare paroline singole ha già un amico con cui corre, si abbracciano e interagiscono.Ha una grande capacità di imitazione e grande apertura con le terapiste. Che fare?

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    1. Buon giorno, non conoscendo il bambino non posso esserLe d'aiuto. Le rispondo con una battuta: l'intervento lo pensiamo e lo svolgiamo in base alle risposte del bambino e non sulla diagnosi o sul rischio.

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