Quando il bambino è nato c’è stata una sofferenza che ha “rotto”
un equilibrio.
Ora c’è pianto, disagio, rabbia, cure. Non c’è ancora il
bambino che agisce nel mondo in modo intenzionale.
Ci sono tante sensazioni, ma
non come le conosciamo noi fatte di voci, luci, rumori e parole. Ci sono tante
sensazioni non distinte, che non hanno un nome.
Le cose non hanno ancora un nome e per questo esistono solo come
sensazioni. Sensazioni che accadono in un flusso continuo. Alcune si associano
a ciò che noi possiamo chiamare disagio, e quindi compare il pianto o una
rigidità.
Comunque, “ora il bambino deve fare tanti esercizi”. Non
salvo niente in questa frase, niente
Il bambino, come lo pensiamo noi, non c’è. Lui è un flusso
di sensazioni ed emozioni che non hanno nome.
Nel flusso delle emozioni e delle sensazioni ce ne sono
alcune che si accordano con il bambino, che determinano qualcosa che chiamiamo
quiete, benessere. Si accordano è il verbo giusto. Perché è come la musica. C’è
una sensazione che nasce che è in sintonia, cioè ha lo stesso ritmo,
intonazione, frequenza e intensità rispetto a ciò che nasce dentro il bambino.
E’ lì
che compare l’azione che vuole continuare ad ascoltare la musica
Non ci sono gli esercizi da fare. Ora il mondo intero,
fatto di voci, braccia, musiche, cibo, coccole, si accorda con il bambino.
C’è solo l’accordo da ricercare, per ritrovare la musica. E
ogni melodia è diversa, non posso ottenerla usando le stesse note di giorno o
di sera, non posso usare lo stesso strumento per tutti.
E se c’è la musica, il resto verrà da se, occorre solo
aspettare.
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